Cosa sono gli schemi Ponzi e come funzionano?

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Gli schemi Ponzi, noti anche come schemi piramidali, sono sistemi fraudolenti basati su prodotti o servizi inesistenti, con cui è facile perdere tanti soldi dietro la promessa di guadagni facili.

Assimilati il più delle volte a business costruiti sul modello del network marketing o multilevel marketing, gli schemi Ponzi sono delle vere e proprie frodi dove chi entra nello schema all’inizio guadagna mentre chi entra alla fine perde, con molta probabilità, tutto il denaro investito.

L’origine degli schemi Ponzi

Il termine schema Ponzi deriva dal suo, per così dire, inventore Carlo Ponzi, un italiano emigrato negli Stati Uniti intorno al 1903.

Il buon vecchio Charles Ponzi mentre firma qualche contratto
Charles Ponzi al lavoro

Mise a segno alcune piccole truffe per le quali finì in carcere e proprio durante il periodo di reclusione gli venne in mente un’idea geniale: creare un business basato sui coupon per francobolli che venivano utilizzati per le lettere per l’estero di ritorno.

La sua idea gli fruttò, nel giro di due anni, una vera fortuna.

La vera genialità risiedette nella sua decisione di coinvolgere anche amici e parenti ad investire nel progetto, promettendo loro un rendimento del 50%.

I rendimenti di coloro che erano entrati per primi nel sistema venivano pagati con gli investimenti degli ultimi arrivati e mai con i guadagni dell’attività, che in realtà non c’erano.

Di fatto, i francobolli che vantava di possedere, e quindi acquistare e rivendere, non erano mai stati di sua proprietà.

Tutto il business si reggeva sulla promessa dei facili guadagni e sulla capacità dei nuovi arrivati di reclutare altri nuovi investitori. Una vera e propria catena di Sant’Antonio!

Il funzionamento

Come è facile comprendere dalla storia che racconta le origini degli schemi piramidali, tutti i meccanismi  Ponzi permettono di far guadagnare solo le persone che per prime entrano nel sistema. A pagare il prezzo del sistema truffaldino su cui si basa lo schema, sono gli ultimi arrivati.

Di fatto tutti i business che funzionano come uno schema piramidale non producono reali guadagni ed è questa la vera truffa.

L’avvento delle nuove tecnologie, in primis di internet, ha dato il via a nuove forme di schemi Ponzi basati sul nulla e sulla promessa di guadagni facili o di un lavoro libero e indipendente, in cambio del reclutamento di nuovi venditori.

Ovviamente un sistema basato sul nulla non può durare per sempre e, presto o tardi, tutti gli schemi Ponzi crollano su stessi, con la stessa velocità con cui sono nati.

Ad un certo punto gli ignari e ingenui investitori, accecati dall’iniziale promessa dei facili guadagni in cambio del reclutamento di altre persone, iniziano a non percepire più i rendimento promessi.

In casi del genere lo schema implode in modo autonomo mentre in altri casi è necessario l’intervento delle Autorità, come è accaduto nel caso di One Coin, una pseudo cripto valuta in stile Bitcoin.

Casi clamorosi di schemi Ponzi

Uno degli ultimi schemi Ponzi che in Italia hanno destato l’attenzione del Garante per la concorrenza è stato quello di One Coin, una criptomoneta che ha cercato di cavalcare l’onda del periodo d’oro del Bitcoin ma che in realtà nascondeva un sistema Ponzi decisamente poco chiaro.

One coin è stato uno schema Ponzi ben congegnato
One Coin era molto famoso all’epoca

Da non dimenticare poi anche la truffa architettata da Bernard Madoff, ex presidente del NASDAQ, il quale ha messo su un sistema che gli ha fruttato quasi 65 miliardi di dollari in cui sono caduti colossi bancari come Ubi Banca e Unicredit.

Controverso è invece il caso relativo ad Herbalife (leggi qui), accusata dal famoso investitore statunitense Bill Ackman di nascondere proprio uno schema Ponzi. Tuttavia tutte le accuse sono state in parte smantellate e l’azienda che vende integratori alimentari sembra aver parzialmente modificato il suo sistema di marketing.

Come riconoscere uno schema Ponzi

Ora che sappiamo quali sono le caratteristiche che contraddistinguono uno schema Ponzi siamo anche in grado di riconoscerne uno e starne alla larga.

La prima cosa da fare quando ci viene proposto un “nuovo ed innovativo business” su cui investire è indagare a fondo circa i fondatori del progetto e soprattutto sulle caratteristiche e qualità del prodotto o servizio venduto.

In tal senso è utile conoscere anche l’articolo 5 della L. 173/2005 sul Network Marketing che recita testualmente “Sono vietate la promozione e la realizzazione di attività e di strutture di vendita nelle quali l’incentivo economico primario dei componenti la struttura si fonda sul mero reclutamento di nuovi soggetti piuttosto che sulla loro capacità di vendere o promuovere la vendita di beni o servizi”.

Quindi se l’obiettivo primario del business è reclutare e non vendere, il consiglio è di lasciar perdere.

In generale, se il business nel quale vogliamo investire è poco chiaro e non troviamo sufficienti informazioni a riguardo… Stiamo alla larga!

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