L’inflazione consiste nell’aumento generalizzato dei prezzi e produce effetti diretti sull’economia reale in modo particolare sul potere d’acquisto dei consumatori, sui loro risparmi, suoi consumi e sul valore reale di una valuta.
L’aumento non deve colpire solo i prezzi di alcune tipologie di beni e servizi ma deve trattarsi di rincari, appunto, generalizzati.
In questo articolo cercheremo di capire come è possibile calcolarla e quali sono le conseguenze che produce.
Esistono diverse tipologie di inflazione:
Questo tipo di inflazione presenta solitamente valori abbastanza elevati ma non allarmanti.
E’ decisamente più preoccupante perché si assesta attorno al 10% e 20%. In casi del genere il potere d’acquisto si abbassa di molto e con esso anche il valore della valuta, provocando gravi danni sul sistema economico
Questa è la tipologia più grave con un tasso di inflazione che supera il 50%. In momenti del genere i consumatori non si fidano più della loro moneta, riducono i consumi ed il sistema economico rischia il tracollo
La stagflazione consiste in un innalzamento dei prezzi non bilanciato da una crescita di salari e stipendi.
La shrinkflation consiste nel mantenere inalterato il costo di un prodotto riducendo il suo peso o il valore delle materie prime al suo interno.
Questa è la più infida, in quanto ci fa credere di spendere gli stessi importi. Invece per portare a casa lo stesso valore di merce dobbiamo spendere di più.
A prescindere dalla tipologia, il fenomeno inflazionistico può essere causato da:
Ora che sappiamo cos’è l’inflazione e da cosa può essere causata, è lecito chiedersi in che modo sia possibile calcolarla.
Lo strumento più utilizzato è l’indice dei prezzi al consumo (IPC), che in Italia viene creato dall’ISTAT basandosi sul cosiddetto paniere di beni e servizi più acquistati dagli italiani.
L’IPC viene solitamente realizzato in tre differenti versioni, che sono in grado di fornire altrettante panoramiche differenti:
C’è poi anche l’indice dei prezzi alla produzione (IPP) che invece misura le variazioni avvenute sui prezzi di beni e servizi sostenuti dalle aziende per l’acquisizione delle materie prime.
Tali indici servono, appunto, per monitorare l’andamento dei prezzi al fine di misurare e monitorare l’andamento del tasso d’inflazione.
Quali sono le conseguenze dell’inflazione? Produce effetti positivi o negativi all’interno dell’economia di un Paese?
Di fatto quando l’inflazione aumenta significa che in quel dato momento, in uno Stato, vige un periodo di forte incertezza riguardo al futuro e che il potere d’acquisto dei consumatori è nettamente in calo.
Ed ecco che in un contesto del genere si verificano cambiamenti su più fronti.
La categoria che risente maggiormente dell’inflazione è quella dei dipendenti che percepiscono salari e stipendi fissi i quali non aumentano, al contrario dei prezzi.
Ciò che ne deriva è una diminuzione dei salari reali e quindi del potere d’acquisto.
Facciamo un attimo chiarezza sul concetto di potere d’acquisto.
Un dipendente con uno stipendio di 1200 euro, se aumentano i prezzi potrà acquistare un numero inferiore di beni e servizi rispetto a prima.
Ciò significa che quei 1200 euro hanno un potere d’acquisto inferiore (ovvero permettono di acquistare meno beni e servizi).
Ciò che accade ai consumatori si verifica anche nei confronti dei creditori che concedono prestiti.
Questi ultimi riceveranno un rimborso del prestito con un potere d’acquisto inferiore al momento in cui il debito è sorto.
Durante un periodo in cui i prezzi aumentano le famiglie tendono a fare più acquisti proprio in previsione di ulteriori aumenti dei prezzi.
Questo, se da una parte aumenta i consumi, riduce l’offerta dei risparmi e la liquidità in possesso delle famiglie.
Come detto in precedenza “La categoria che risente maggiormente dell’inflazione è quella degli operai e impiegati che percepiscono salari e stipendi fissi“.
Questo deve contribuire ad aumentare la convinzione che sebbene essere dipendenti abbia degli innegabili vantaggi (stipendio fisso, ferie e malattia pagata), ha anche degli svantaggi importanti (stipendio fisso, orario fisso, colleghi ecc).
Quando l’inflazione supera determinati limiti, tocca alle banche centrali cercare di contrastarli.
Lo strumento principale che hanno a disposizione è l’aumento del tasso di interesse. In questo modo la spesa dovrebbe contrarsi e il livello generale dei prezzi dovrebbe assestarsi.
L’inflazione è una componente normale dell’economia, ma quando è troppo alta o troppo bassa può causare problemi.
L’aumento dei prezzi è la naturale evoluzione del mercato, se rimane in certi limiti.
Capendo cos’è l’inflazione e come influisce sull’economia reale, potrai prendere decisioni migliori sul tuo denaro.
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Sono Giacomo Sacchet, CEO e fondatore di diventeromilionario.it, il miglior sito di finanza personale in Italia per chi si avvicina al mondo degli investimenti.
Sono blogger youtuber e podcaster attivo dal 2017, dove tratto temi di guadagno risparmio ed investimento.
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Commenti
Ciao, quando ci aggiornerai dei dividendi di Unilever?
Ciao! Sono riuscito a fare una figata, ovvero ho venduto Unilever da Degiro per comprarlo su Fineco. I giorni che sono passati tra la vendita e il riacquisto erano esattamente i giorni nei quali bisognava possedere l'azione per ricevere i dividendi. Quindi, in sostanza, non mi è arrivato nessun dividendo! In compenso ho imparato che devo ragionare prima di agire!
Giacomo